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Zortea: «Cagliari? Volevo staccarmi dall’Atalanta. Idoli? Theo Hernandez…»

In una stagione in cui sta facendo parlare di se per la sua crescita esponenziale, Zortea ha rilasciato una intervista dove si racconta. Dai suoi inizi, all’addio all’Atalanta fino ai suoi idoli. 

CRESCITA – Zortea da il via alla sua intervista parlando ovviamente dei suoi inizi e della sua crescita esponenziale: «Quattro anni fa, a Salerno, la mia prima stagione in A. Lì capisco che c’ero a livello tecnico e tattico, ma mentalmente non ero ancora pronto a essere un calciatore che fa la differenza. Oggi mi sento forte, poi esistono tanti fattori che ti permettono di fare la differenza, però, ecco, l’intento, la mentalità, la voglia è sempre quella di riuscirci Cosa vuol dire, fare la differenza? Portare ciò che altri non portano. Nel mio ruolo, per esempio, crossare di più e con maggior precisione degli altri, vincere più duelli difensivi. Prima di tutto, la differenza la fa il temperamento. La mentalità, che vuol dire per cosa vuoi giocare, cosa vuoi essere, cosa vuoi trasmettere. All’Atalanta giocavo poco. Spesso mi sono allenato da solo e in quei momenti escono le paure: se effettivamente quello è il posto giusto per te, se sei abbastanza bravo. Però è stato proprio in quel momento che è partito tutto, che ho capito chi volevo essere. Ho iniziato a leggere libri sui grandi personaggi, non solo dello sport, che hanno percorso un certo tipo di strada»

Zortea, l’approdo al Cagliari e il motivo dell’addio all’Atalanta!

ATALANTA – «Non sono d’accordo non sia andata bene con Gasperini. Secondo me è andata bene con lui. Abbiamo avuto un rapporto tranquillo, trasparente. Mi stimava e me l’ha sempre detto. Con lui sono migliorato parecchio. Mi ha dato parecchie nozioni che mi porto dietro Penso di aver dato tutto. In ogni caso, per arrivare ad alti livelli non c’è solo l’Atalanta»

CAGLIARI – Zortea racconta cosa lo ha convinto a trasferirsi al Cagliari, intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, visibile sul giornalino Sportweek: «Volevo staccarmi dall’Atalanta perché volevo essere parte di qualcosa. II Cagliari mi voleva in via definitiva e non ho avuto dubbi, anche perché mi ha voluto mister Nicola, che avevo avuto a Salerno. Giocare per la squadra di un’isola è una cosa diversa che ho sentito subito. I sardi considerano il Cagliari come una cosa loro, che li accompagna nella vita. È l’espressione dell’amore per la propria terra»

Quali sono le sue fonti di ispirazione?

IDOLI – «Nel mio ruolo i migliori sono Dani Alves e Cancelo, sono stati modelli. Theo Hernandez è un punto di riferimento: mi piace come si allunga la palla in avanti per un certo numero di metri con un solo tocco. Poi è un leader carismatico. Non gli interessa risultare simpatico o antipatico: è se stesso e basta. Vorrei essere così, ci sto lavorando. Quando avrò superato il suo livello, non dovrò cercare un altro idolo perché vorrà dire che avrò salito uno scalino. Già ora guardo Theo con un po’ meno di soggezione rispetto a prima, e quando riuscirò a fare tutte le partite contro di lui a livello superiore al suo allora poi non ci sarà più bisogno di guardarlo. Un altro che ho studiato molto è stato Bale. Lui ha cambiato ruolo, da terzino a esterno d’attacco, un po’ come me. Cambiare significa evolversi, è una cosa che mi procura piacere. Se non c’è evoluzione, non c’è miglioramento, non alzi il tuo livello. All’inizio ho dovuto accettare di giocare più avanti. Non sapevo se sarei riuscito a farlo a un livello alto, e non volevo essere un mediocre. Ho dovuto imparare a giocare spalle alla porta e ad attaccare lo spazio con tempi diversi rispetto a prima. Però adesso mi sento a mio agio, tiro di più»

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