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Luis Alberto: «Sarei rimasto a vita alla Lazio. Addio? Vi racconto!»

Luis Alberto, ex centrocampista della Lazio, ha parlato del suo addio ai biancocelesti in una lunga lettera diffusa e pubblicata da Cronache di Spogliatoio.

MAGO Luis Alberto è tornato a parlare di Lazio per la prima volta dal suo addio ai biancocelesti della scorsa estate. Lo spagnolo ha svelato alcuni retroscena molto interessanti sugli anni trascorsi nella Capitale, parlando ovviamente della rottura avuta con la società negli ultimi mesi. Il giocatore, passato in estate in Qatar, ha raccontato tutto in una lunga lettera pubblicata dal sito di Cronache di Spogliatoio.

Lazio, Luis Alberto: «Sarei rimasto a vita. Non sono stato l’unico ad essere uscito male»

ADDIO – Queste le sue parole: «Ditemi uno che è uscito bene dalla Lazio. Fanno così: guardate ora proprio Cataldi… era lì fin da piccolo. È un peccato perché poi vedi altre squadre che si comportano diversamente: almeno ti fanno fare un saluto o una conferenza stampa. Radu, ma anche con Lulic e Milinkovic-Savic, a nessuno di loro è stato concesso. Tutti escono male perché non parlano in faccia, è un peccato. La Lazio è una società speciale, però non per le persone che ci sono dentro, ma per quello che c’è fuori, che è una roba pazzesca. Ho tanti amici tifosi, quando parli con loro è tutto.

C’è gente che lo mette davanti alla famiglia. Noi eravamo felici dentro perché c’erano Inzaghi e Tare. Con Igli ho litigato mille volte, ma sapevamo che eravamo due persone giuste e trovavamo la ragione. Dopo quel periodo è finito tutto. Quella è stata la differenza, anche quando è andato via Sarri, era finito il ciclo. Avevo appena rinnovato, per me l’idea era restare a vita. Non mi andava però di rimanere in un posto in cui non vedevo niente di pulito. Non sono mai stato zitto. Era il momento di andarmene e stare più tranquillo calcisticamente. Quando sono andato via dalla Lazio, ho detto che non sarei andato in un’altra squadra italiana. Non volevo.»

RETROSCENA – Poi spiega nel dettaglio come sono andate le cose: «La Lazio voleva il costo del cartellino e per la Spagna era una cifra troppo alta, così come lo stipendio. Avevo parlato con alcuni giocatori che sono qui a Doha e tutti me ne avevano parlato benissimo, e ne ho guadagnato in vita, posso uscire di casa tranquillamente e fare le cose con i bambini. Hanno detto che me ne son andato per soldi: non è vero. Guadagno di più ma i soldi li avevo anche prima. La fine definitiva è stata la partenza di Sarri. Aveva un carattere particolare. Io pure. Io volevo andare al Cadice in prestito perché non ero contento. Torno dopo 10 giorni in Spagna, era durante la sosta per il Mondiale.

Volevo andare al Cadice, mi allenavo come un matto. Lui lo nota e io gli dico: ‘Voglio andare al Cadice’, al mio paese. Mi risponde: ‘No, non vai da nessuna parte. Se ti alleni così, giochi ovunque con me. Ho capito il tuo carattere’. Mi dice così e io gli ho dato fiducia. Ho iniziato a giocare. Gli ho detto dell’offerta dal Qatar, mi ha detto che avrei dovuto rinnovare. Parlavamo tutti i giorni. Mi dicevano che parlavo tanto dentro al campo, ma cercavo di aiutare il mister dentro al campo. Quando è andato via, mi è dispiaciuto. Le sue sedute video erano durante la siesta, per noi spagnoli con tanti video c’era il rischio di addormentarsi! Tatticamente il migliore che ho avuto. Eppure ne ho visti di spogliatoi. L’unico anno in cui mi sono divertito in carriera, però, è stato un altro.»

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