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Thauvin svela: «La depressione, la frattura alla schiena e il sogno Milan…»

Thauvin avrebbe rilasciato una intervista dove ripercorre la sua carriera svelando di sentirsi ancora al top della sua carriera, anzi meglio.

PROBLEMI – Thauvin nella intervista rilasciata a SportWeek avrebbe svelato dei problemi alla schiena, i quali avrebbero potuto stroncare la sua carriera sul nascere: «A 15 anni mi viene diagnosticata una frattura da fatica alla schiena. Era come se mi si fosse staccato qualcosa qui dietro. Il dottore mi disse che non avrei più potuto giocare. Piansi molto. Poi decisi di non arrendermi. Vidi un altro medico, un altro e un altro ancora, finché non trovai quello che mi annunciò che avrei potuto continuare, a patto che portassi un busto per 6 mesi ed eseguissi determinati esercizi. Per quel busto i compagni hanno riso di me, perché quando sei giovane non sei intelligente, ma ne sono uscito più forte»

SOGNO MILAN – Thauvin svela di avere ancora un sogno nel cassetto, indossare la maglia del Milan: «Perché al Tigres? Dopo otto anni al Marsiglia ero mentalmente stanco. Avevo bisogno di staccare, fare qualcosa di diverso. Se avevo altre offerte? Sì: il Marsiglia mi aveva proposto altri cinque anni di contratto, e poi mi aveva chiamato il Lione, avevo parlato con Giuntoli, che era al Napoli, con Maldini, che mi voleva al Milan, la squadra che sarebbe stato, ed è ancora, il mio sogno. Pure l’Atletico Madrid mi voleva. Ma dopo il Covid tutti i club erano in una situazione economica difficile, mentre dal Messico mi era arrivata un’offerta veramente importante»

Thauvin, la lotta alla depressione!

DEPRESSIONE – «Sentivo anche il bisogno di stare più vicino alla famiglia, mio figlio Alessio aveva appena 1 anno. Non sapevo che fare e sono andato da una psicologa: dovevo capire cosa fosse meglio per me: continuare al Marsiglia nonostante il carico di stress che mi portavo dietro, cambiare squadra, cambiare Paese, cambiare continente addirittura. Al primo incontro ho pianto. È stato, come si dice, liberatorio. Le ho parlato della mia vita, delle difficoltà passate e presenti, e lei mi ha detto: ‘Tu hai attraversato la depressione. Come ho reagito? Ho pensato: non è normale perché vivo la vita più bella del mondo, quella del calciatore. Quella che volevo. Se sono arrivato a stare male è arrivato il momento di cambiare, prendermi cura di me e stare più vicino a chi mi vuole bene davvero, la mia donna e mio figlio. Ne sono uscito stando di più a casa e partendo per il Messico alla ricerca di un’esistenza più tranquilla. Ma è stato l’errore più grande della mia vita: sono un atleta di grande livello, il ritmo della mia giornata è dettato dal calcio, e il livello del calcio messicano non mi dava la possibilità di mantenere certi standard. Per questo ho detto subito sì all’Udinese. All’inizio è stato difficile perché non sentivo la fiducia dell’allenatore, ma ho lavorato tanto per dimostrare che sono un giocatore forte e che nel calcio c’è futuro per me»

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