Fagioli sulla “dipendenza”: «Società e compagni fondamentali per salvarmi»
Fagioli ha rilasciato un’intervista nella quale racconta la sua esperienza con il gioco d’azzardo e il periodo di guarigione
AIUTO – Fagioli racconta alla Gazzetta dello Sport come ha iniziato la battaglia contro il gioco d’azzardo, ringraziando società e compagni per il sostegno: «In primo luogo la società: rinnovandomi il contratto mi ha dimostrato grande fiducia e vicinanza. Poi mister Allegri e i compagni. Penso a Locatelli, Gatti, Chiesa, Bremer, Vlahovic. Per il resto, con l’aiuto dello psicologo, ho combattuto. Per evitare la tentazione di sporgermi dalla balaustra sul vuoto, ho riempito le giornate dopo gli allenamenti: tennis, padel, sedute di analisi, incontri con le scuole. Per anni ho tenuto questo segreto di fango solo per me, ora posso parlarne, come faccio con lei per la prima volta».
RITORNO – Fagioli racconta la voglia di redenzione provata negli ultimi 7 mesi: «Avevo una gran voglia di rivincita. Più su me stesso che sugli altri. Dal giorno dopo la squalifica ho cominciato ad allenarmi. Sono stati sette mesi di agonia, contavo i giorni. La mia vita è qui, su questi campi verdi, a vincere o perdere in ragione del talento mio e della mia squadra, non a buttare le giornate e centinaia di migliaia di euro, tanto ho perso, rovinandomi e sentendomi in colpa».
Fagioli racconta la gioia per la convocazione in nazionale: «Mamma e papà saranno orgogliosi»
EUROPEO – Fagioli conclude la sua intervista parlando, incredulo, della convocazione per il prossimo Europeo: «Ci speravo. Ora voglio dare la vita per essere nella lista per l’Europeo. Se non dovessi riuscirci, tiferò per gli azzurri. Ho cominciato a giocare a quattro anni, a sedici sono andato via di casa perché la Juve mi ha chiamato. Ho lasciato i miei genitori che mi hanno sempre seguito senza mettermi pressioni. Mamma è impiegata, papà distribuisce medicinali e sono stati molto preoccupati per me. Ora li immagino felici e vorrei fossero orgogliosi di me con la maglia azzurra».
LIBERTA’ – Fagioli racconta di non aver superato ancora del tutto questa fase, in quanto non è affatto facile uscire da questa dipendenza: «So che io non ho smesso e non smetto di combatterla. Sarei un bugiardo se dicessi che non riaffiora, che non fa sentire ogni tanto il suo canto seducente. Ma ora lo domino pensando semplicemente a quanto male mi ha fatto. E so che non esiste “lo faccio una volta sola” perché quella biscia ti avvinghia e non ti molla più. Penso ora che il gioco sia una cosa da sfigati»