Acerbi rompe il silenzio: «Io mai razzista, accanimento atroce»

Dopo la tortuosa vicenda con Juan Jesus e la sentenza che lo ha assolto, Francesco Acerbi torna a parlare per raccontare la sua versione.
LE PAROLE – Acerbi ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera per parlare della vicenda che lo ha visto coinvolto nelle ultime settimane. Queste le sue parole: «Sono triste e dispiaciuto: è una vicenda in cui tutti abbiamo perso. Quando sono stato assolto, ho visto le persone attorno a me reagire come se fossi uscito dopo dieci anni di galera, molto contente di essere venute fuori da una situazione del genere: sono state giornate molto pesanti.»
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DISPIACIUTO – Poi aggiunge: «Parlo solo ora perché avevo fiducia nella giustizia e non volevo rischiare di alimentare un polverone che era già enorme. Adesso che c’è una sentenza, vorrei dire la mia, senza avere assolutamente nulla contro Juan Jesus, anzi è il contrario perché sono molto dispiaciuto anche per lui. Ma non si può dare del razzista a una persona per una parola malintesa nella concitazione del gioco. E non si può continuare a farlo anche dopo che sono stato assolto.»
SFOGO – Poi uno sfogo personale: «Anche dopo l’assoluzione ho percepito un grandissimo accanimento, come se avessi ammazzato qualcuno. Non c’è stato nessun razzismo in campo e io non sono una persona razzista. Il mio idolo era George Weah e quando mi fu trovato il tumore ricevetti una telefonata a sorpresa da lui che ancora oggi mi emoziona.»
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