Lecce, Corvino: «Inizio troppo lento, con Giampaolo siamo in linea»
Il responsabile dell’area tecnica del Lecce Pantaleo Corvino ha parlato della stagione disputata fin qui dai salentini, partiti un po’ a rilento ma in ripresa dall’arrivo in panchina di Marco Giampaolo.
SALVEZZA – Il Lecce si trova in questo momento a ridosso della zona retrocessione, con soli 3 punti di vantaggio sull’Empoli terzultimo. I giallorossi pagano soprattutto un avvio complicato, con 9 punti conquistati nelle prime 12 gare, risultati che hanno portato all’esonero di Luca Gotti e all’arrivo di Marco Giampaolo. Con lui i salentini viaggiano ad una media di 1 punto a partita, nonostante le ultime quattro sconfitte consecutive. Sabato sera la formazione pugliese ripartirà dalla sfida interna contro la Roma. Il responsabile dell’area tecnica del club Pantaleo Corvino ha fatto il punto sulla stagione trascorsa fin qui.
Corvino: «Restare in Serie A per 3 anni di fila è eccezionale. Le critiche aiutano»
RIPRESA – Queste le sue parole: «Andare in Serie A e riuscire a rimanerci per tre anni è eccezionalità. Il fatto che sia normalità è pericoloso. Sappiamo quanto sia difficile un campionato come il nostro. Con Giampaolo siamo ripartiti dopo un inizio che non rispondeva alle nostre aspettative. I 16 punti in 17 partite sono quasi uno di media, è tanto. E abbiamo segnato 16 gol, quasi uno a partita, in linea con chi si deve salvare. L’andamento delle prime 12 partite era davvero troppo lento. Quando i tifosi vedono una domenica una formazione e quella dopo un’altra ancora, significa che qualcosa non va. Ora abbiamo un percorso consono. Fare quattro partite senza vittorie rientra nelle logiche: si vive tutto con troppe ansie. Sono tre anni che lottiamo per l’obiettivo della salvezza. Sono 105 partite che i nostri tifosi non vedono la squadra in zona retrocessione e questo è un godimento.»
CRITICHE – Poi aggiunge: «Sono 12 anni di critiche, ma devono esserci perché ti aiutano. Devo essere sincero, molte mi amareggiano. Solo chi non lavora non fa errori, è il presupposto. I manager di un’azienda devono dar conto alla proprietà. Chi è nel calcio ha una doppia responsabilità: il tuo lavoro viene giudicato dai media e dai tifosi.»
