Le parole di Junior Messias sulla sua esperienza tra le categorie inferiori e la Champions, il difficile inizio con il Milan e il Genoa
MAI ARRENDERSI – Junior Messias, oggi titolare fisso del Genoa di Gilardino, è sempre stato uno di quei giocatori che ha attirato le simpatie di ogni appassionato: dalle categorie minori fino alla Champions, ha fatto di tutto per realizzare il suo sogno. Così racconta con orgoglio a La Repubblica: «È bello non porre limiti a se stessi. Ogni volta che avanzavo di categoria, mi chiedevo se avrei retto il confronto. Così accadeva sia nel mio primo anno di Eccellenza che in Serie A. Ho iniziato dai campionati amatoriali e ho avuto l’opportunità di fare gol in Champions. Anche se ero tifoso del Cruzeiro, non ho mai avuto la fortuna di giocarci. È assolutamente falso il racconto secondo cui avrei frequentato una scuola calcio; la mia formazione è avvenuta esclusivamente giocando per strada».
SOGNO A MADRID – «Eravamo all’Estadio Metropolitano, uno stadio che è un gioiello: se non avessimo vinto, saremmo stati eliminati. Sono entrato in campo al 78′ e ho segnato di testa a tre minuti dalla fine. Ho superato due avversari e ho allargato il pallone verso Teo Hernandez, il quale ha giocato in profondità per il taglio di Kessié. Sul suo cross, mi sono trovato al posto giusto al momento giusto. Quel gol rimarrà inciso nella mia memoria per sempre e non sarà dimenticato dai tifosi del Milan. Alla fine della partita, ero commosso: da giocatore nell’Uisp a segnare un gol decisivo in Champions League, è stato davvero un sogno! Ibrahimovic è venuto ad abbracciarmi, ma non voglio dire che era commosso altrimenti mi uccide… Chi non lo conosce non capirebbe il personaggio straordinario che è, con una grande umanità e una simpatia incredibile».
PASSATO E FUTURO – «Ho deciso che continuerò per altri due o tre anni al massimo. Il calcio stanca, e i due anni trascorsi al Milan non sono stati facili, soprattutto all’inizio. Ho dovuto affrontare molte difficoltà. C’erano anche dei tifosi che mi avevano minacciato, dicendomi “guai a te se vieni al Milan”. Erano abituati a giocatori dal passato importante, mentre io arrivavo dal Crotone e solo pochi anni prima giocavo in Eccellenza e in Serie D. Tuttavia, posso dire con orgoglio che alla fine hanno riconosciuto il mio impegno e il mio lavoro, e questo mi soddisfa molto».
AL GENOA – «Bello far parte di un gruppo unito e sentire il costante sostegno dei tifosi. Sapere di essere amato dalla gente è un sentimento straordinario per un calciatore. L’armonia presente in un ambiente come questo permette di lavorare al meglio, e i risultati ci stanno dando ragione».